lunedì 28 maggio 2012

Un bimbo in arrivo a Beautiful; Jeff Brandon torna a Febbre d’amore, Richard Steinmetz arriva a General Hospital




“Beautiful”, un bimbo in arrivo
Congratulazioni all’interprete di Katie Logan! L’attrice Heather Tom e il marito James Achor hanno infatti annunciato di aspettare il loro primo figlio. La gravidanza sarà inserita nello sceneggiato? Lo scopriremo tra qualche settimana.
Cosa accade a Los Angeles
Come anticipato nei post precedenti, ha fatto finalmente ritorno nelle vicende di “Beautiful” il personaggio di Deacon Sharpe (Sean Kanan), poiché cercato da Bill Spencer (Don Diamont) affinché interferisca nei preparativi delle nozze dei rispettivi figli, Hope e Liam. E come possiamo vedere dal promo seguente, data la sua situazione, per Deacon si tratta di un’offerta irrifiutabile:
Lo scorso 17 maggio è arrivata in città Danielle (Crystal Chappell) e, in anteprima italiana, vi proponiamo le scene clou dell’episodio:
Caroline, l’attrice Linsey Godfrey, invita a cena il suo fidanzato Thomas (Adam Gregory) perché desidera fargli conoscere i suoi genitori. Dopo alcuni momenti di disagio, soprattutto da parte di Karen (Joanna Johnson), tutta la famiglia è lieta di svelare che la ragazza ha in realtà due madri. Come reagirà il giovane Forrester? E soprattutto come la prenderà Bill che, unendosi da lì a poco anche lui alla cena, lancerà commenti sagaci sul fatto che in casa non compaiono fotografie di nessun uomo?

“Febbre d’amore”, il ritorno di Jeff Branson
Dopo essere uscito a sorpresa di scena lo scorso febbraio, il prossimo 26 giugno l’attore riapparirà nelle vicende di Genoa City. Il suo personaggio di Ronan Malloy aveva, infatti, abbandonato frettolosamente la città per svolgere una missione investigativa segreta lasciando così sola la povera Phyllis (Michelle Stafford), che nel frattempo è ritornata fra le braccia del suo grande amore Nicholas Newman (Joshua Morrow)…

Un volto gradito a “General Hospital”
E’ quello di Richard Steinmetz, che in Italia ricordiamo per essere stato fra i grandi protagonisti di “Quando si ama” nel ruolo di Jeff, uno degli amori della dolce Trisha (Noelle Beck). Nelle vicende di Port Charles, l’attore interpreterà il figlio di un personaggio del passato che avrà molto a che fare con Sonny (Maurice Benard).

Daytime Emmy, tra conferme e smentite
Retromarcia della “National Academy of Television Arts and Sciences”. Dopo aver annunciato che le premiazioni dei miglior attori giovani di soap opera si sarebbero tenute durante la cerimonia dei “Creative Arts” il prossimo 23 giugno, ha comunicato poi invece che non saranno distaccate dalle altre come precedentemente previsto. Nel frattempo, è sopraggiunta un’importante notizia: la serata del 17 giugno sarà trasmessa in diretta da HLN, in passato conosciuta come CNN2.

Un sogno che diventa (quasi) realtà
Nei giorni scorsi è avvenuto nel nostro Paese lo sbarco dei due network americani per eccellenza, ABC e CBS, all’interno del pacchetto “Cubovision” di Telecom Italia. Per chi ha vissuto l’epopea televisiva dei decenni ottanta e novanta, è un sogno che si realizza. In particolare, perché era desiderio poter assistere pressoché in diretta alle soap senza attendere anni rispetto alla messa in onda originaria, ma come era prevedibile di esse non ve n’è alcuna traccia nell’offerta.

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giovedì 24 maggio 2012

Alla convention de “Il mondo dei doppiatori”, l’allarme di Raffaele Fallica: “Fra 15 anni il doppiaggio milanese scomparirà”


Si è svolta nei giorni scorsi la prima convention nazionale de “Il mondo dei doppiatori – AntonioGenna.net”, il sito italiano per eccellenza dedicato al doppiaggio e ai suoi appassionati. Organizzato da Antonio Genna con l’Associazione Culturale First National” di Franco Longobardi, Angelo Quagliotti e Lorenzo Bassi, l’incontro è stata l’occasione per ripercorrere la storia e fare il punto sull’attuale situazione del settore. Inoltre per scoprire qualcosa di sorprendente su alcuni doppiaggi storici (e perduti), come quelli dei primi film di “Stanlio & Ollio”.
Ospite d’onore della serata è stato Raffaele Fallica, pioniere del dubbing made in Milano e presidente di ADC Group (Audiovisivi Doppiaggio Cinema), la più importante società presente nel capoluogo lombardo.
Partendo dalla definizione di “anello”, nel primo video che proponiamo Fallica descrive quale fosse l’originaria funzione dell’assistente di doppiaggio e come si è evoluta la tecnica di lavorazione, in particolare dopo il 1986 con l’introduzione di nuovi e più sofisticati strumenti:
Nel secondo il presidente di ADC Group illustra la nascita del doppiaggio a Milano e le problematiche relative al suo futuro:
Nel seguente intervento ci spiega chi, secondo la sua lunga esperienza, ha le caratteristiche per diventare un doppiatore professionista:
Agli allievi dei suoi corsi, Fallica non richiede più la sola capacità di saper lavorare in “sinc”, anche perché oggi i fonici di mix allungano o accorciano le frasi secondo le esigenze, ma di “occhio”. Nel senso che, durante le esercitazioni, fa coprire le bocche degli attori presenti sullo schermo affinché doppino seguendo gli occhi. Il doppiaggio, infatti, deve essere pura emozione (e gli occhi sono lo specchio dell’anima) e non puro tecnicismo.

Alla domanda di come si concili la presenza in sala di registrazione sia del regista che del direttore del doppiaggio, Fallica ha risposto che “nel caso del doppiaggio di un film italiano, se il regista è in studio per dirigerlo, la figura del direttore del doppiaggio diventa simile a quella di un assistente, ovvero di un tecnico. Ad esempio quando Ermanno Olmi diresse il doppiaggio de ‘L’albero degli zoccoli’, il regista gli domandava se le battute fossero in sinc, se si potessero mettere ulteriormente a posto, etc. Non gli poneva assolutamente quesiti artistici”. “In generale”, prosegue Fallica, “il direttore di doppiaggio è un direttore d’orchestra: dopo aver visto il film, deve prendere i migliori orchestrali e dirigerli per ricomporre il pezzo. Non si deve sostituire al regista, non è suo compito rifare il film. Deve solo ricreare le sue intenzioni e atmosfere. Certamente alcuni movies migliorano con il doppiaggio. I più difficili da adattare sono quelli spagnoli o di Bollywood, dove per dire ‘ti amo’ gli attori indiani fanno prima un sacco di buffe espressioni con il viso. Ebbi complicazioni anche con la versione giapponese di ‘Shall we dance’, a cui ho dato la voce all’interprete principale. Lo scandalo non era, come abbiamo visto nel remake con Richard Gere, che il protagonista trascurasse la moglie per ballare con una partner più giovane, ma che un uomo e una donna si sfiorassero anche soltanto con le mani, vero e proprio tabù che persiste ancora nel Paese del Sol Levante”.
Alla conclusione del suo intervento, Fallica ha ulteriormente motivato le ragioni che lo inducono a ritenere che il doppiaggio sia destinato all’estinzione: “Quando tutti i ragazzini avranno imparato l’inglese, non ce ne sarà forse più bisogno”.
La seconda parte dell’incontro è stata caratterizzata dalla visione di un omaggio a Ferruccio Amendola, di “Passa la parola” (spezzoni di film italiani dove famosi attori doppiatori non si sono auto-doppiati, ma hanno ceduto l’incarico a colleghi), di uno speciale sui dubbers di Totò e soprattutto de “I fanciulli del West” con Stan Laurel e Oliver Hardy. E prendendo spunto da questo, Franco Longobardi ha illustrato la storia del doppiaggio dei lungometraggi di Stanlio & Ollio, svelandoci che il primo doppiaggio cinematografico in assoluto fu realizzato da Walt Disney nel 1928. Il celebre fumettista aveva necessità di far cantare le sue creature Topolino e Minnie nel film “Steamboat Willie”.

Il successo dell’operazione indusse il produttore del duo, Al Roach, a trasformare fra il 1929 e il 1930 le comiche da mute a sonore, ma essendo Stanlio & Ollio attori in carne in ossa e non ritenendo quindi plausibile che potessero essere doppiati come un cartone animato, decise di dar vita alle edizioni multilingua delle loro opere. In pratica i due dovevano rigirare le scene “parlate” in italiano, spagnolo, francese e tedesco. Dovevano, perciò, rifare quasi completamente il film più volte. Un lavoro immane non solo perché Laurel e Hardy non conoscevano altri idiomi al di fuori dell’inglese, ma anche perché si rendeva necessario ingaggiare degli attori madrelingua per i ruoli di contorno.
A causa però dei risultati disastrosi per le pronunce terribili, nel 1932 si optò affinché le pellicole fossero semplicemente doppiate da attori locali nei paesi di destinazione, soprattutto per una questione di risparmio. Nacque così il doppiaggio. Per quanto riguarda la riproduzione delle voci di Stanlio & Ollio, in Italia la scelta cadde su due ragazzi che conoscevano i toni americani: Carlo Cassola (Stanlio) e Paolo Canali (Ollio). I due, ed ecco entrare in scena la nostra genialità, non soltanto pensarono di riprendere la divertente parlata “maccheronica” utilizzata dagli interpreti originali, ma di potenziarla comicamente inserendo degli strafalcioni. Inoltre decisero d’invertire i naturali timbri degli attori: a Ollio, che nella realtà aveva una voce sottile, gli attribuirono un tono più baritonale (tipico di una persona obesa) mentre a Stanlio, che invece ne aveva una più profonda ma sottile quando piangeva, di farlo sempre recitare in falsetto (perfetto per un ometto smilzo come lui). L’ineccepibile abbinamento personaggio-voci creato da Cassola e Canali fece sì che i successivi doppiatori della coppia, Alberto Sordi e Mauro Zambuto, mantenessero la loro impostazione perché il pubblico vi si era affezionato e non avrebbe apprezzato un drastico cambiamento. Ad esempio, Sordi conservò la tipica “r” moscia inventata da Canali.

Per quanto riguarda più dettagliatamente “I fanciulli del West”, nel film compare James Finlayson (nella foto a sinistra), passato alla storia del cinema con l’appellativo di “zio Fin”, qui magistralmente doppiato da Olinto Cristina. Cristina, ricordiamo, è stata la prima voce caratterista del vecchietto del Far West, poi ripreso e imitato da Lauro Gazzolo. Nella Bonora doppia invece sua Per una miniera d’oro diventerei Cleopatra” sentiamo uno dei primissimi casi di stravolgimento di un dialogo originale. Infatti, si tratta di un omaggio alla stessa Bonora, che poco tempo prima aveva prestato la voce al personaggio della regina d’Egitto nell’omonima pellicola diretta da Cecil B. De Mille.
moglie e nella battuta “
Qui di seguito un breve estratto da “I fanciulli del West”:
L’Associazione Culturale “First National” dispone dell’unica copia esistente del film in pellicola, che ha un’ulteriore particolarità: è la sola testimonianza di un doppiaggio completo realizzato da Cassola e Canali e contiene ancora le musiche originali di Marvin Hatley, che nel ridoppiaggio Rai del 1986 furono completamente cancellate.
Un’ultima curiosità: i nomi di Stanlio & Ollio non furono una nostra invenzione, ma degli stessi americani che li coniarono per darli ai personaggi del film “Fra Diavolo” del 1933 poiché ambientato in Italia. Fino ad allora, nel Belpaese, si indicavano semplicemente come “il grasso e il magro” o più familiarmente “Crick e Crock”.
Maggiori informazioni sui corsi, sulle attività e sulle iniziative dell’Associazione Culturale “First National” li potete trovare all’indirizzo http://www.doppiocinema.net/

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lunedì 21 maggio 2012

Crystal Chappell a Beautiful; Daytime Emmy, la reazione di Jacqueline MacInnes Wood; Febbre d’amore, the next generation



Crystal Chappell: “Ho già ‘vinto’ il mio Emmy”
Tra i nomi delle candidate al premio di miglior attrice protagonista ai prossimi Daytime Emmy spicca quello di Crystal Chappell, che noi ricordiamo per essere stata dal 1999 al 2009 la manager Olivia Spencer in “Sentieri” mentre gli americani vedono da settimana scorsa nei panni di Danielle in “Beautiful”. In realtà l’attrice è stata selezionata per il suo ruolo forse più famoso, ovvero quello della dottoressa Carly Manning ne “Il tempo della nostra vita”.

Interpretata dal 12 giugno 1990 al 18 ottobre 1993 e ripreso poi sedici anni più tardi (dal 2 ottobre 2009 al 22 settembre 2011), la Chappell ha guadagnato la nomination per la straordinaria prova che ha dato nella storyline che vede Carly alle prese con la tossicodipendenza: “The dialog was spectacular. It was truly one of the best times I had as an actress telling that story. I never saw it as a dark storyline or a depressing storyline; I saw it as a viable real storyline for who that person was. And as a result of it, I had a lot of people talking about themselves and their family members suffering from drug addiction. To me, it felt very relevant at the time, even though it was shrouded in this lovely soap opera guise” (“I dialoghi erano spettacolari. Veramente, è stata una delle migliori sceneggiature che un’attrice potesse raccontare. Non l’ho mai giudicata come una trama oscura o una storia deprimente. E la cosa importante è che ha permesso a molte persone di aprirsi, di parlare della propria tossicodipendenza o di quella dei loro famigliari. Per me questo ne è stato l’aspetto più rilevante, anche se tutto è stato confezionato nel classico stile di una soap opera”).

L’idea di sviluppare questo filone narrativo è stata di Gary Tomlin, dal 12 aprile tornato al timone del teleromanzo dopo il licenziamento avvenuto nel 2011: “Mi disse, durante gli Emmy del 2010, che fosse necessario dare maggior spessore a Carly, ma solo a dicembre ebbe l’approvazione della storia e così venne da me e disse che avremmo fatto come in ‘Nurse Jackie’. Alla sua stesura e realizzazione hanno lavorato molte persone. E’ stato un grande gioco di squadra”.

A proposito della difficoltà di interpretarla: “Mi ha procurato dei gran mal di testa perché era molto intensa. Ricordo in particolare il giorno in cui abbiamo girato la scena in cui continuavo a sudare e rotolarmi sul pavimento. E’ però il genere di situazioni con cui vorresti sempre metterti alla prova e, fortunatamente, nessuno si è alla fine lamentato”.

E sul personaggio di Carly: “There was this idea that people watch soaps for strong women. I think that is true, but I also think it’s all a matter of context. I consider a strong person someone who goes through difficulties and comes out the other side and learns from their mistakes. To me that is Carly, and to me, she is a true heroine. (“C’è l’idea che il pubblico segua le soap per vedere rappresentazioni di donne coraggiose. Credo che sia vero, ma penso anche che sia dovuto al loro contesto. Per me una persona è forte quando attraversa le difficoltà, riesce ad uscirne e impara dai propri errori. Per questo considero Carly un’autentica eroina”).

E adesso vi proponiamo una delle scene più drammatiche di tutta la storia del daytime e ancora oggi oggetto di culto: il momento in cui il personaggio di Vivian (interpretato da Louise Sorel) seppellisce viva Carly nell’ormai lontano 1993.
Daytime Emmy: la reazione di Jacqueline MacInnes Wood
L’interprete della sensuale Steffy Forrester di “Beautiful” ha appreso della sua prima candidatura agli Emmy nella categoria di miglior attrice giovane mentre si trovava in Puglia: “I was just about to shoot a scene in the Adriatic sea in Italy, the water was only 54 degrees!, when Brad Bell came up to me and said, “How does it feel to be Emmy nominated? At first I didn’t get it, I thought he meant the scene I was about to shoot would be nominated. I laughed out loud then I realized what he was saying”. (“Stavo per girare una scena nel mare Adriatico in Italia, l’acqua era di soli 54 gradi!, quando Brad Bell si è avvicinato e mi ha detto ‘Come ci si sente ad essere nominati agli Emmy?’. In un primo momento non ho capito, pensavo che volesse dire che la scena che stavamo per registrare mi avrebbe valso una candidatura. Mi sono messa a ridere a voce alta, poi ho compreso tutto”).
Qui di seguito un nuovo video sulle riprese effettuate a Polignano a Mare:
Tra realtà e finzione: i coming-out di Joanna Johnson e Karen Spencer
In un’intervista a “TV Guide”, Joanna Johnson, parlando della rivelazione che il suo personaggio di Karen farà nelle prossime settimane in “Beautiful”, ha confessato di essere anch’essa gay nella vita.
Con questo gesto la Johnson è diventata così il solo interprete, fra quelli che compongono attualmente lo star system delle soap operas, a fare pubblicamente coming out: “Il mondo del daytime è completamente differente da quello del teatro o del prime time. C’è un legame molto profondo tra pubblico e personaggio. Gli spettatori pensano che tu sia così anche nella vita e questo crea paura. Ero, infatti, molto preoccupata che si sapesse che fossi lesbica: non volevo che ciò mi precludesse opportunità lavorative perché non credibile in storie romantiche”.



Febbre d’amore: the next generation
Altri due piccoli abitanti di Genoa City sono stati affetti dalla “SORAS” (Soap Opera Rapid Aging Syndrome), ovvero sindrome da rapido invecchiamento: si tratta di Summer Newman, la figlia di Nick (Joshua Morrow) e Phyllis (Michelle Stafford) e Fenmore “Fen” Baldwin, il figlio di Michael (Christian LeBlanc) e Lauren (Tracey E. Bregman). Nei panni di Summer Newman così troveremo dal prossimo 8 giugno Lindsay Bushman (già apparsa brevemente in “General Hospital”), mentre in quelli Fenmore “Fen” Baldwin l’idolo dei teenagers Max Ehrich (“iCarly” e “High School Musical 3: Senior Year”). E così, nel giro di poche settimane, le due coppie di genitori si troveranno ad aver a che fare con figli adolescenti.
Il ritorno di Cricket e Danny
Nelle puntate andate in onda settimana scorsa, a Genoa City si è assistito al ritorno della supercoppia degli anni ottanta: Cricket (Lauralee Bell) e Danny (Michael Damian). Un ritorno all’insegna del thriller dato che scopriranno l’autore materiale del tentato omicidio della donna commissionato da Phyllis (Michelle Stafford) molti anni prima.









Un promo speciale per “Il tempo della nostra vita”
Per festeggiare le 15 nominations ai Daytime Emmy, la NBC ha realizzato uno spot celebrativo per la soap, su cui però pende il rischio di cancellazione nel settembre del 2013. Un gesto sicuramente importante che stride contro l’assoluto silenzio dell’ABC, rea di non aver per nulla dato risalto alle ben 23 di “General Hospital”.


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martedì 15 maggio 2012

Tra realtà e finzione: i coming-out di Joanna Johnson e Karen Spencer


In una straordinaria intervista a “TV Guide”, Joanna Johnson, parlando della rivelazione che il suo personaggio di Karen farà nelle prossime settimane in “Beautiful”, ha confessato di essere anch’essa gay nella vita.
Con questo gesto la Johnson è diventata così il solo interprete, fra quelli che compongono attualmente lo star system delle soap operas, a fare pubblicamente coming out: “Il mondo del daytime è completamente differente da quello del teatro o del prime time. C’è un legame molto profondo tra pubblico e personaggio. Gli spettatori pensano che tu sia così anche nella vita e questo crea paura. Ero, infatti, molto preoccupata che si sapesse che fossi lesbica: non volevo che ciò mi precludesse opportunità lavorative perché non credibile in storie romantiche”.

Nel corso dell’intervista, l’attrice ha dichiarato di essersi sposata nel 2008 con Michelle Agnew, P.R. di un famoso club di Los Angeles, nel corso di una bizzarra cerimonia: “Quando la notte del 4 novembre abbiamo avuto la percezione che stava per essere accolta favorevolmente dal popolo californiano la Proposition 8 (il referendum che vietava la celebrazione di matrimoni omosessuali nello Stato), con Michelle sono corsa al municipio di Beverly Hills per ottenere la licenza prima che il divieto entrasse in vigore. C’erano tantissime coppie in fila e non tutte avrebbero fatto in tempo a sposarsi. Così è stata organizzata una specie di lotteria e noi abbiamo vinto! E’ stato molto divertente: Michelle ed io ci siamo sposate vestite da pirata e da perfetta tata inglese al maschile perché era la notte di Halloween e non abbiamo avuto tempo di cambiarci. Purtroppo non abbiamo alcuna foto: ce ne hanno scattate con l’iPhone di Michelle ma dato che non le piaceva, l’ha restituito dimenticandosi di aver le immagini nella memoria”. E ha parlato anche dei bambini che hanno adottato, Julian di cinque e Harlow di due anni: “Our children are multiracial and so happy. They don’t notice difference in skin color or nationality, or that some kids have two mommies and some two daddies and some have a mommy and a daddy. They only see human beings and that’s a beautiful thing. This is the generation that will some day run the world” (“I nostri figli sono di differenti etnie e felici. Non vedono alcuna differenza tra colore della pelle o nazionalità, o che alcuni hanno due madri o due padri o altri una mamma e un papà. Vedono solo degli esseri umani e ciò è grandioso. Questa è la generazione che un giorno guiderà il mondo”).
Non facile però è stata la reazione dei genitori quando, a ventitré anni, gli ha rivelato i suoi veri sentimenti: “Fu molto dura. Mi accusarono di aver frantumato i loro cuori. Mia madre è scomparsa purtroppo prima che ci riconciliassimo mentre con mio padre, dopo che non ci siamo parlati per tre anni, c’è stato un riavvicinamento. Ha compreso che non ho fatto questa scelta per procurargli dolore e mi ha confessato che ha lottato contro i suoi e i pregiudizi della gente. Ha detto di amarmi e che vuole continuare a far parte della mia vita. Adora Michelle e i nostri bambini”.
Parlando invece della sua carriera professionale, ammette che i tempi sono cambiati, ma che è difficile ugualmente dichiararsi lesbica: “Quando Ellen Degeneres lo ha fatto, certamente ha aumentato la sua popolarità, ma si è chiusa la sua attività cinematografica. Diversa, invece, la situazione di Angelina Jolie che, proclamandosi invece bisex, ha visto accrescere il suo fascino. Avrei voluto molto che, quando avevo vent’anni, ci fossero stati esempi come quello di Ellen. Io non sono lontanamente famosa come lei, ma credo che sia giunto il momento di fare la mia piccola parte”.
E a proposito della trasformazione di Karen, l’attrice confessa di essere rimasta sorpresa dalla proposta di Bradley Bell, il produttore di “Beautiful”, ma che dopo un attimo di titubanza ha subito accettato. Gli ha chiesto da dove gli fosse balenata l’idea, sono scoppiati a ridere e si è fatta allora promettere di sceneggiare Karen come una moglie molto focosa: “Non vogliamo che Karen e Danielle siano una perfetta coppia gay. E’ una soap, non ci può non essere dramma! Sarebbe divertente che Karen potesse avere una relazione con Brooke se si scoprisse che Danielle, in realtà, è bisex visto le lusinghe che subisce da mio fratello Bill!”.

Di come l’abbiano presa i suoi colleghi, Joanna racconta che l’unica a conoscenza era Susan Flannery (Stephanie): “Gli altri credono che lo sospettassero. Avrei voluto dirlo molto tempo fa a Katherine Kelly Lang (Brooke). E’ una donna eccezionale e credo che non avrebbe avuto problemi, ma quando si è rifiutati dai genitori credi che tutti si comporterebbero come loro. E ritengo che anche Bill e Lee Bell lo sapessero. Non erano degli stupidi. Hanno sempre ingaggiato un gran numero di attori gay!”.
E di Crystal Chappell, che è etero, dice che si sente molto più agio lei ad interpretare una lesbica a differenza di sé: “Quando il primo giorno abbiamo dovuto fare la sessione di fotografie, ad esempio quelle tipiche da vacanza insieme da mettere sopra su qualche mensola, mi è stata molto vicina, soprattutto quando ha saputo che ancora non avevo fatto pubblicità alla cosa”.
E conclude ricordando un aneddoto accaduto sul set del teleromanzo: “Dopo che vi tornai nella parte di Karen, dovetti girare una scena in cui si fantasticava come sarebbe stata la vita di Caroline se non fosse morta di cancro. Era sposata con Ridge e avrebbero avuto due bambini. Alla fine delle riprese corsi in camerino e cominciai a piangere perché sapevo che non avrei mai potuto avere quella vita”.Ma fortunatamente non è stato così.







lunedì 14 maggio 2012

Intervista esclusiva a Tinamaria Marongiu, alias ‘Cristina’ la voce de “Gli emigranti”, tra ricordi, canzoni, arte e poesia


Ci sono voci e note che ci appartengono, mai assopite nella memoria, capaci di farci vivere autentiche passioni. Come quelle di Tinamaria Marongiu che, nei primi anni ottanta con lo pseudonimo di Cristina, ci allietava e accompagnava la visione della telenovela “Gli emigranti” (Os imigrantes) con la canzone “La Lettera”. E oggi? Scopriamo qualcosa di più di questa poliedrica artista, dalla carriera internazionale, non solo cantante, ma anche poetessa e altro ancora…
Leggendo il tuo curriculum non possiamo che restare piacevolmente ammirati per l’internazionalità e trasversalità della tua carriera artistica. Partiamo però adesso dei tuoi esordi. Quando hai compreso la tua vocazione o c’è stata una figura a te vicina che ti ha trasmesso la passione per l’arte e, in particolare, per il canto?
Ho incominciato ad esibirmi davanti a delle platee che avevo cinque anni, supportata dai mei genitori, soprattutto da mia madre, che amava cantare ed era un’appassionata della musica e dell’arte; è stata la mia prima maestra di canto oltre che di vita. Mi ha sempre supportato con il suo grande affetto, soprattutto nei momenti più difficili, fino ai suoi ultimi giorni di appartenenza su questa terra.
I tuoi primi lavori discografici, prodotti da Paolo Dossena e incisi per importanti etichette come Polygram e Virgin, li hai realizzati con il nome d’arte di “Cristina”. Com’è nata questa collaborazione e a chi si deve la scelta d’incidere come “Cristina”?
In realtà Paolo Dossena decise di far pubblicare il mio primo singolo (Maschere e Canzone blu) con lo pseudonimo Babi, ma ci rendemmo quasi subito conto che era stato un errore, e così, successivamente, già dai primi contatti con l’Estero, decidemmo di eliminare lo pseudonimo e di utilizzare il mio stesso nome di battesimo “Cristina”
Il pubblico ti ricorda, sempre con molto affetto, per aver inciso il malinconico brano “La lettera”, che è stato utilizzato come sigla de “Gli emigranti”, una delle prime telenovelas brasiliane arrivate nel nostro Paese e trasmessa da Italia 1 dal 1° novembre 1982. Ci potresti raccontare la genesi di questa canzone, chi furono gli autori? E’ stata scritta appositamente per la novela o è stata associata ad essa in un secondo momento?
Proprio nel periodo in cui arrivò la richiesta del brano per la telenovela stavamo terminando di registrare l’LP “Contremano”, che conteneva anche il brano “La lettera”, scritto dai musicisti/compositori Aldo Tamborrelli e Mauro Goldsand e da Paolo Dossena che ne era autore del testo. Sembrava stata scritta ad hoc per l’occasione ma non fu così…fu solo un caso, come dire…al posto giusto nel momento giusto.

La “La lettera” riscosse grandi apprezzamenti e ancora oggi i fans delle novelas la considerano una delle più belle sigle di tutti i tempi. Infatti, è uno dei 45 giri più ricercati ed è ormai pressoché introvabile. Come hai vissuto quel momento? Ti è stato poi chiesto d’incidere altri brani per telenovelas o programmi televisivi?
Nonostante il brano fosse molto conosciuto dal pubblico, all’epoca non ebbi un adeguato ritorno d’immagine, tanto che quando venivo ingaggiata per dei concerti la gente mi aspettava e mi riceveva con grandissimo entusiasmo, ma il mio volto era pressochè sconosciuto. Avevo scoperto che un impresario, in Sardegna, vendeva una sua artista al posto mio…pazzesco! …
Dopo “La lettera”, la tua carriera ha subito una significativa svolta. Hai abbandonato “Cristina” per presentarti con il tuo nome di Tinamaria, hai studiato canto negli Stati Uniti e all’Università della Musica diretta da Mogol, hai scritto e inciso canzoni anche in spagnolo e sardo. Oggi ti definisci un’Art-Counselour perché le tue performance coniugano canto, poesia e arti visive come le Box-Es. Vorresti raccontarci di più di questo tuo nuovo percorso?
Di ritorno dalla mia seconda tournee promozionale televisiva e radiofonica in Germania, a causa proprio della mancanza di promozione in Italia, considerando appunto il successo della telenovela, e di una serie di incomprensioni professionali, decisi di rescindere il contratto di produzione che mi legava a Dossena, pur sapendo che da quel momento sarebbe stato tutto molto più difficile. Dopo alcuni mesi partii per gli Stati Uniti dove frequentai una classe di canto al Golden Gate College di Huntington Beach, in California.
Anni dopo, conobbi Mogol e frequentai la sua scuola, il CET.
Con Paolo Dossena, avevo collaborato su alcuni testi e musiche, ma fu proprio nel periodo del CET che incominciai a scrivere in modo indipendente le mie prime canzoni.
Così, per mia volontà, da una fusione del mio nome di battesimo Maria Cristina nasce Tinamaria “Cantautrice”.
Il mio primo progetto autoprodotto, realizzato all’Habana-Cuba, dal titolo “Dal Poetto al Malecòn”, con l’ausilio dello straordinario flautista e arrangiatore Josè Luis Cortes. Quaranta giorni vissuti intensamente all’Habana, tra sala di registrazione, musicisti e vita dell’isola. Un’esperienza indimenticabile. Dieci brani di cui nove originali, scritti da me, ed uno ripreso dalla tradizione Sarda. Tra questi, due brani tradotti e cantati in Spagnolo (Sentimientos e Paginas) ed uno in Sardo (Badde lontana).





Un secondo progetto dal titolo “Passepartout”; sette brani, sempre di mia composizione, che raccontano brevi storie di vita.
Ero iscritta al corso di laurea in Psicologia quando un amico, un giorno, mi illuminò sull’esistenza di un Master triennale di specializzazione in Art-Counseling. L’idea di poter utilizzare l’Arte anche nel Sociale mi piaceva molto, e così incominciai a frequentare il Master. Oggi, a distanza di sei anni dall’inizio di questa mia formazione, dopo aver acquisito specifiche nozioni e competenza sul campo, mi ritrovo con una qualifica di Art-Counselor. Nel mio vissuto artistico tumultuoso, mi sono trovata a dover affrontare spesso momenti di vita molto duri, e il mio carattere ultra-sensibile, fragile e poco assertivo, e la mancanza di una guida, mi hanno sicuramente penalizzato. Così ho deciso di utilizzare la mia esperienza e competenza, mettendola al servizio chi ha deciso di intraprendere un cammino artistico, come me, e si trova ogni giorno a dover affrontare una vita incerta. Durante i miei laboratori di Art-Counseling i giovani artisti si ritrovano in condivisione, per lavorare ognuno su stesso, cercando di migliorare la propria autostima e consapevolezza di “sé”, ed ognuno con l’attenzione che merita. Un modo per non sentirsi soli e un luogo dove confrontarsi e scambiarsi esperienze, dissipare dubbi e liberarsi dalle frustrazioni. Una ricerca attraverso la sperimentazione per rendere più solide le proprie capacità artistiche, facendo emergere anche nuove modalità espressive. In fondo questo è stato fino ad ora anche il mio percorso…
Gli anni, l’esperienza, la mia grande curiosità e voglia di sperimentare, mi hanno portato ad esprimermi attraverso linguaggi diversi, oltre a quello della musica, spaziando tra la poesia, la fotografia, fino ad approdare all’Arte Contemporanea con le mie BOX-ES (scatole dell’Es).
Le BOX-ES sono delle installazioni su legno, sugellate in scatole di plexiglas e forex. Realizzate con i materiali tra i più svariati, misti al colore.

(Maggiori dettagli sulle BOX-ES potete trovarle all’interno del sito internet Tinamaria.it.
In sottofondo possiamo ascoltare la sua stupenda voce nel brano “Impossible love”)
All’interno del tuo sito, Tinamaria.it, troviamo una sezione in cui condividi il tuo io più profondo attraverso le poesie che hai composto. Dai versi emerge un forte radicamento con la madre terra, ma anche la consapevolezza di far parte di un grande universo, a volte difficile, che è però necessario esplorare. Vorresti raccontarci di più di questo tuo viaggio? Come nascono le tue poesie? Cosa colpisce la tua attenzione per farti nascere l’ispirazione? C’è un messaggio o riflessione che, attraverso di esse, vorresti portare al pubblico? Esistono differenze tra scrivere il testo di una poesia e di una canzone?
Beh…il testo del mio brano “Madreterra” che fa parte del progetto “Passepartout” in realtà non nasce per caso…Il grande amore verso questa nostra Terra, dove c’è comunque la consapevolezza che siamo straordinari creatori ma anche artefici nel suo sconvolgimento, con la certezza di essere parte di un universo che contiene insidie e ricchezze. La parte buona e la parte cattiva; l’agio e il disagio; Lo stesso concetto che esprimo attraverso l’utilizzo delle pillole collocate all’interno delle mie BOX-ES; le pillole viste come oggetto di cura sia nella malattia che nella ricerca spasmodica del ben-essere, perché il tutto non basta e si vuole sempre di più…
Che dire…sono approdata su questa terra, per caso o per volere di chi mi ha messo al mondo, e cerco di vivere la vita nella sua totale pienezza, perché ho imparato ad amarla…Non sempre il cammino è leggero da percorrere; vivo momenti felici ed altri tristi, ma sono consapevole del fatto che ogni giorno nuovo contiene una pagina bianca da scrivere, e ognuno di noi può imparare ad osare e a scriverla e dipingerla come vuole. Non voglio mettere limiti a questo mio viaggio, e nonostante le dure salite ho imparato a reagire in modo costruttivo, preparandomi, in attesa delle agevoli discese.
Le mie poesie nascono in modo spontaneo, da un momento di cieco silenzio interiore o, al contrario, di ascolto attento di me stessa e del mondo. La sensibilità intrinseca nella mia natura che mi porta a sentirmi vicina agli altri, a gioire e a soffrire anche, a volte, di gioie e dolori solo avvertiti “come se” fossero miei, ma non vissuti direttamente sulla mia pelle.
L’unica costante riflessione, come scrivo anche nella mia poesia “Pensiero d’Artista” è data da una consapevole certezza… “perchè verrà quel dì che anch’io dovrò partire, senza bagaglio, per non ritornare…”
…Il mio modo di approcciare ad un testo di una canzone o ad una poesia è sicuramente diverso. Quando compongo una canzone la musica ed il testo vanno di pari passo. Sento la necessità di unire all’andamento musicale, delle parole che, oltre ad avere un significato, risultino fluide e musicali. Un testo fatto di frasi semplici e che diano all’occhio la possibilità di spaziare, proponendo delle immagini. In un lavoro a quattro mani non scrivo mai il testo prima che la musica sia stata composta.
La poesia può essere semplice o più complessa fino all’ermetismo, libera dai vincoli metrici della musica, ma amo comunque i suoni melodiosi delle parole che si accompagnino l’una con l’altra, lasciando che la fantasia possa spaziare e viaggiare attraverso i sensi e le sensazioni…perché è grazie ad essi che nascono le mie poesie…e così le mie canzoni…le immagini fotografiche e le BOX-ES.
Sempre nel sito riporti una citazione che risulta perfetta per descrivere il tuo percorso professionale: “Tinamaria è un’artistica poliedrica, proiettata verso spazi aperti e liberi da ogni genere di omologazione… Rivolta alla curiosità, sempre attenta a cogliere aspetti casuali e non predeterminati, che generano, a loro volta, nuovi input artistici”. Ma chi è Tinamaria e quali nuove sorprese ci riserverà?
Nata a Cagliari, Sardegna, nei primissimi anni ’60…da mamma Mameli e papà Marongiu…
Mi ritengo una “libera pensatrice”. Credo fortemente nell’Energia Universale che unisce tutti gli esseri viventi una volta che il cammino sulla terra è finito.
Si…sono contro l’omologazione, credo che sia deleteria per lo sviluppo e la crescita interiore della persona; nell’Arte ancora più dannosa, perché penso che reprima la creatività dell’individuo soffocandone e uccidendo la propria unicità.
Sono testarda, tenace ma anche molto paziente e sensibile…e profondamente innamorata dell’Amore.
Il mio motto: se non rischio il fallimento non avrò mai nessuna possibilità di successo.
Nel mio futuro continuerò a spaziare tra musica e Arte…
Ho già incominciato a sviluppare delle idee su alcuni brani che faranno parte del mio prossimo progetto. Un nuovo viaggio in cui questa volta, ho pensato di coinvolgere anche alcuni compositori.
Per l’Arte Contemporanea… sabato 2 Giugno si inaugurerà una mostra personale delle mie installazioni “BOX-ES” che sarà possibile visitare fino al 25 dello stesso mese, con il patrocinio, e nello stesso palazzo, del Comune di Gabicce (PU).
Grazie per avermi regalato un vostro spazio e Grazie a tutti coloro che mi seguono, mi ascoltano, e che mi leggono. Spero di incontrarvi presto, su fb e nelle mie Performance musicali e di Arte.
Un abbraccio Universale pieno di Buona Energia per un sereno cammino.
Ringraziamo Tinamaria per aver voluto condividere con noi i suoi ricordi e averci consentito di far breccia nelle emozioni che animano e l’accompagnano nel suo viaggio artistico. Per tutti i nostri lettori che hanno piacere di scoprire la sua Arte, poesie e nuove canzoni ricordiamo il suo sito internet e la pagina Facebook per dialogare direttamente con lei. E adesso vi lasciamo con la sua canzone “Oltre il mare”:


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La trasferta pugliese di Beautiful e il ritorno di Deacon Sharpe; Eileen Davidson via da Febbre d’amore; Daytime Emmy, le reazioni dei nominati


La trasferta pugliese di “Beautiful”
Nei giorni scorsi si sono svolte in terra di Puglia le riprese di 10 puntate di “Beautiful”, esattamente a Polignano, Alberobello e Fasano. Coprodotta da Apulia Film Commission che ha contribuito con la somma di 70.000 Euro, la quarta trasferta italiana della soap opera (dopo quelle sul lago di Como nel 1997, di Venezia nel 1999 e Portofino nel 2002) ha visto la partecipazione di Ronn Moss (Ridge Forrester), Katherine Kelly Lang (Brooke Logan), Jacqueline MacInnes Wood (Steffy Forrester), Don Diamont (Bill Spencer), Kim Matula (Hope Logan) e Scott Clifton (Liam Spencer). Lo stupendo paesaggio pugliese, che gli americani ammireranno già a giugno mentre noi dovremmo attendere quasi un anno, ha fatto da sfondo alle nozze da favola fra Hope e Liam, celebrate da un prete molto speciale: l’italiano Luca Calvani. Padre Fontana, questo il suo ruolo, è stato introdotto nella vicenda come amico spirituale di Ridge e Brooke, conosciuto dalla coppia durante il precedente viaggio a Venezia. Le nozze, infine, hanno avuto una colonna sonora molto particolare: si sono infatti svolte con “Volare” di Domenico Modugno come sottofondo.
In attesa di poter assistere anche noi a questo importante avvenimento, vi proponiamo due video. Il primo tratto dal telegiornale di “Antenna Sud” in cui Don Diamont risponde alle domande dei giornalisti presenti in loco e svela alcuni particolari sulla lavorazione dello sceneggiato:
Il secondo invece, ripreso da “Repubblica TV”, ci mostra curiosità accadute durante il ciak a Polignano:
Un telefilm per Aaron D. Spears
Congratulazioni ad Aaron D. Spears. L’interprete di Justin Barber in “Beautiful” è stato inserito nel cast di “Being Mary Jane”, il nuovo telefilm di punta della cable statunitense BET. Firmato da Mara Brock Akil e Salim Akil, Spears sarà Marcus Bradley, un giornalista televisivo che lavora a fianco della protagonista Mary Jane (l’attrice Gabrielle Union).

Per quanto riguarda invece “Beautiful”, l’attore ha confermato che continuerà il suo impegno con la soap opera, dividendosi, seppur difficilmente, fra i due set (“Being Mary Jane” è infatti girato ad Atlanta). Non solo, ha anche anticipato che nelle prossime settimane Justin tornerà ad assumere un ruolo di primo piano.

Il ritorno di Deacon Sharpe a “Beautiful”
In un’intervista rilasciata a “Soap Opera Digest”, l’attore Sean Kanan ha espresso tutta la sua soddisfazione per il ritorno dopo sette anni di assenza nella grande famiglia di “Beautiful”: “Deacon dà il suo meglio ogni volta che interagisce con i personaggi di ‘Beautiful’. Se il pubblico lo accoglierà bene, c’è la possibilità che possa restare. Il caldo di Los Angeles potrebbe battere il freddo Wisconsin!”.


Eileen Davidson via da “Febbre d’amore”
La storica interprete di Ashley Abbott, vista anche in “Beautiful” tra il 2007 e 2008 nello stesso ruolo, ha annunciato settimana scorsa via Twitter di essere stata licenziata dal teleromanzo. Nel post, dal tono scherzoso, l’attrice si lamentava di essere rimasta improvvisamente senza una babysitter per suo figlio Jesse (nato nel 2003 e frutto del matrimonio con Vince Van Patten), ma che adesso poteva invece farla lei.

Rimarrà a lungo disoccupata? Secondo i rumors in rete, per la Davidson si potrebbero nuovamente presto spalancare le porte de “Il tempo della nostra vita” in cui, tra il 1993 e il 1998 ha interpretato ben cinque ruoli: Penelope Kent (1998), Thomas Banks (1997), Suor Mary Moira Banks (1997–1998), Susan Banks (4 novembre 1996 – 8 aprile 1998) e Kristen Blake DiMera (1993–1998).

Daytime Emmy: le reazioni dei nominati
Come già riportato in questo post, mercoledì scorso sono state comunicate all’interno del talk-show della NBC “Today Show” le candidature alla 39° edizione dei Daytime Emmy. I vincitori saranno proclamati domenica 17 giugno presso il Westin Bonaventure Hotel a Los Angeles, ma adesso leggiamo come alcuni dei nostri attori preferiti hanno reagito alla propria nomination.
Iniziamo da John McCook (Eric in “Beautiful”), alla seconda candidatura dopo quella del 2001: “E’ bellissimo! La maggior parte dei miei colleghi si trova adesso in Italia, così ho sognato che mi chiamavano con il vivavoce da un bar mentre sorseggiavano un drink alla fine della giornata di riprese. Non è successo, però ho ricevuto tante e-mail fra cui quella del produttore Bradley Bell. Sono molto felice e soddisfatto. Ho presentato ai selezionatori le scene in cui Eric e Stephanie condividono la propria intimità, una bella scommessa”.
Heather Tom (Katie Logan Spencer in “Beautiful”): “Tutti si trovano in Italia, ad eccezione di me”, ha affermato ridendo dopo aver appreso la notizia dall’ufficio stampa della soap mentre si stava recando a una lezione di yoga. “E’ molto emozionante, la vivo come un debutto perché, dopo 22 anni che faccio questo mestiere, quest’anno ho deciso di presentarmi in una nuova categoria, quella delle attrici protagoniste. Finalmente gareggerò con colleghe più grandi di me!”.
La Tom ha vinto l’agognata statuetta per ben tre volte: nel 1993 e 1999 come miglior attrice giovane per il ruolo di Victoria Newman in ”Febbre d’amore” e l’anno scorso come miglior attrice non protagonista invece per “Beautiful”.
Genie Francis (Genevieve in ”Febbre d’amore”): “Sono molto sorpresa e mi sento molto fortunata di far parte di questo programma”.
La storica interprete di Laura Webber in “General Hospital”, che ha al suo attivo un Emmy vinto proprio per questo ruolo nel 2007 come miglior attrice non protagonista (la stessa categoria di quest’anno), ha ricevuto la notizia direttamente dalla produttrice della soap, Maria Arena Bell, mentre accompagnava i figli a scuola.
Laura Wright (Carly in “General Hospital”, ma che in Italia ricordiamo per essere stata la prima Cassie di “Sentieri”): “L’ho saputo da Ron Carlivati, il nostro capo sceneggiatore, che mi ha inviato un sms mentre stavo portando i miei bambini a scuola. Sono naturalmente molto felice perché se mi hanno nominata anche quest’anno, significa che l’anno scorso non c’è stato nessun errore. Significa che i selezionatori hanno davvero apprezzato il mio lavoro”.
L’attrice, che ha vinto nel 2011 il suo primo Emmy come miglior attrice protagonista, ha ricevuto i complimenti da Michelle Stafford (Phyllis in “Febbre d’amore”) e Crystal Chappell (Danielle in “Beautiful”), nominata anch’essa nella stessa categoria della Wright per il suo precedente ruolo di Carly ne “Il tempo della nostra vita”.
Terminiamo con Erika Slezak (Vicky in “Una vita da vivere”), che ha appreso della nomination dalla figlia Amanda: “Sono molto felice, ma mi rattrista il fatto che non sia stata inclusa anche Kassie De Pavia che ha fatto un lavoro straordinario”.
La Slezak ha vinto la statuetta per ben sei volte: nel 1984, 1986, 1992, 1995, 1996 e 2005 sempre nella categoria di miglior attrice protagonista.


Cosa sta accadendo a Salem
Nei post precedenti vi abbiamo scritto dei numerosi licenziamenti, sia a livello produttivo che artistico, che hanno contraddistinto ultimamente il set de “Il tempo della nostra vita”. Settimana scorsa le vicende della famiglia Horton sono state sconvolte dalla notizia della presunta scomparsa di ben sei abitanti della città in una tremenda esplosione (Marlena e John, Carrie, Bo e Hope, Rafe). Ci saranno stati dei sopravvissuti? E chi è il responsabile di questo misfatto, Stefano DiMera? Certamente si salverà Hope, l’attrice Kristian Alfonso, reduce dalla firma di un nuovo contratto. Intanto, ecco il promo di quanto è successo:


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